Insufficienza ovarica ed esiti riproduttivi dopo trattamento per tumore infantile
I Ricercatori del St Jude Children's Research Hospital di Memphis ( Stati Uniti ), hanno condotto un’analisi per determinare l’eventuale effetto del trattamento di un tumore diagnosticato nell’età infantile o nell’adolescenza sulla funzione ovarica e sugli esiti riproduttivi.
E’ stata compiuta una revisione della frequenza di insufficienza ovarica acuta, di menopausa prematura, di nati vivi, di nati morti, di aborti spontanei e terapeutici e di difetti alla nascita nei partecipanti al Childhood Cancer Survivor Study ( CCSS ).
L’insufficienza ovarica acuta si è manifestata nel 6.3% delle sopravvissute idonee ad essere arruolate nello studio.
L’esposizione delle ovaie ad alte dosi di radiazioni ( in particolare superiori a 10 Gy ), ad agenti alchilanti e a Procarbazina ( Natulan ), in età più avanzata, sono risultati fattori di rischio significativi per insufficienza ovarica.
La menopausa prematura non-chirurgica è stata osservata nell’8% delle partecipanti contro lo 0.8% dei consanguinei ( rate ratio, RR=13.21; P
I fattori di rischio per la menopausa prematura includevano il raggiungimento dell’età, l’esposizione a dosi crescenti di radiazioni alle ovaie, punteggi crescenti di agenti alchilanti e una diagnosi di linfoma di Hodgkin.
In totale, 1.227 uomini sopravvissuti hanno riferito 2.323 gravidanze e 1.915 donne sopravvissute ne hanno riferite 4.029.
I figli di donne che avevano ricevuto dosi di radiazioni uterine superiori a 5 Gy hanno mostrato una maggiore probabilità di essere piccoli per l’età gestazionale ( peso alla nascita
Non sono state osservate differenze nella proporzione di progenie con malformazioni semplici, sindromi citogenetiche o difetti di un singolo gene.
Questi studi hanno dimostrato che le donne trattate con irradiazione pelvica e/o dosi crescenti di agenti alchilanti sono a rischio per insufficienza ovarica acuta, menopausa prematura e progenie piccola per età gestazionale.
Non sono emerse prove a sostegno di un aumento del rischio di malformazioni congenite.
I sopravvissuti dovrebbero in genere essere rassicurati anche se alcune donne nelle loro scelte educazionali e lavorative devono prendere in considerazione la possibilità di avere una vita fertile più breve. ( Xagena2009 )
Green DM et al, J Clin Oncol 2009; 27: 2374-2381
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